domenica 24 maggio 2020

Neon

Mi ritrovo a fissare le macchioline grigie dentro al marmo nero delle piastrelle del pavimento. Il gioco è di far passare il riflesso delle lampade al neon dentro le piastrelle, senza toccare gli angoli. I miei tentativi mi fanno muovere il collo snodandolo avanti e indietro come una giraffa. Non deve essere un bello spettacolo, smetto, magari la gente mi guarda male. In verità non mi notava nessuno, in verità l'attesa mi snerva. Non è vero che gli ospedali sono brutti posti, la gente ci va per guarire, o per tentare, per lo meno, ma l'attesa mi snerva, insieme all'odore di disinfettante.

Foto di Pexels da Pixabay

mercoledì 13 maggio 2020

Livelli di complicanza

livello 1 - Segui il manuale e vai liscio
livello 2 - Segui il manuale e vai liscio, ma non c'è il manuale
livello 3 - Segui le istruzioni in un articolo del support
livello 4 - Segui il suddetto articolo e poi chiedi in un forum perché
non ti funziona x e y
livello 5 - San Google
livello 6 - Devi prima installare l'aggiornamento  x che però richiede
l'aggiornamento y che richiede...
livello 7 - Provi a scalare la montagna sacra per chiedere lumi al Guru
livello 8 - Trovi qualcosa che sembrano istruzioni in una parte oscura
di internet, sono scritte in aramaico e tradotte con Google Translate
livello 9 - Segui le suddette istruzioni ma invochi per sbaglio una
divinità oscura del tech, la sua tariffa è il sacrificio di una vergine

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Mai più disse il merlo

Una tortora si sposta circospetta nei pressi del parchetto, in cerca di cibo. Con i suoi occhietti attenti individua ogni singola foglia e la sposta con cura, setaccia ogni singolo angolo dello sperduto giardino, ne avrà per un po'. Un bambino chiede: "Mamma, è un piccione?" indicando l'inerme volatile. "Sì, amore." risponde annoiata la mamma. La tortora non sembra infastidita dall'equivoco ornitologico, presa dal compito. Dopo poco si aggiunge un merlo, anche lui cerca cibo, ma lo fa in modo sbrigativo, disordinato, ha fretta di trovare qualcosa da riportare al nido, dai suoi piccoli che non gli danno pace. Lo scambio di battute successivo è scontato: "È un corvo?" "Certo, amore.". Questa volta perfino il merlo si ferma basito, mi guarda come per cercare conferme. Il suo sguardo mi risveglia dal torpore, cosa ci faccio ancora qua? Mi alzo, mi sistemo e vado via, il merlo mi fissa: "Mai più." sembra dire.

Foto di RitaE da Pixabay

Salita al monte

Questo sentiero comincia in salita, lieve, ma decisa, per la strada che porta sul monte, dal quale si vede il lago. Non temete, non è una gran scarpinata, ma quando lo dico nessuno mi crede. "5 minuti e ci siamo", tento sempre di rassicurare, "Lo hai detto anche 5 minuti fa" mi sento rispondere, è un rito che si ripete ormai da tanto tempo. E' bello potervi accompagnare, per la via i faggi lasceranno il posto ai pini, vedrete, e anche ai castagni, ma no, non è ancora tempo di andar per castagne, si posso trovare funghi, certo. Sì ci sono volpi, ma non le vedrete, escono solo di notte, sono schive. Lupi? Non se ne vedono da troppo tempo. Sentite il verso della civetta? Si sente disturbata dal nostro passaggio, sono un po' permalose, le civette. Quest'altro invece è di una cornacchia, loro si divertono solo a spaventarci. In questo punto il sentiero si fa più ripido e il bosco più fitto, ma presto arriveremo alla radura, in questo periodo è piena di fiori azzurri. "5 minuti non sono già passati?" mi sento domandare. Sorrido.

Tu non puoi scrivere

Così dicono, per lo meno penso che lo facciano, che non puoi scrivere se non hai il cuore aperto, se non senti quello che scrivi. Se lo senti, dicono, se senti quello che scrivi le parole scorrono da sole, il foglio si riempie di lemmi senza nemmeno che tu te ne accorga. Che brutta cosa: io voglio accorgermi di quello che sto scrivendo, non voglio mica scrivere cavolate, ciò che è scritto è scritto, diamine, e così rimane. Il mio cuore non è aperto - e come potrebbe esserlo, con un bisturi? - le parole mi arrivano piano piano ma sono tutte importanti e raccontano, dicono quello che voglio far sapere.

Foto di Pexels da Pixabay

75%

"Ti senti orgoglio di te stesso? Dovresti essere orgoglioso di te stesso."
"Non sono sempre orgoglioso di me stesso."
"Ah, no? Ma ci saranno momenti in cui ti sentirai orgoglioso di te stesso."
"Non mi sento sempre orgoglioso di me stesso."
"Quando ti senti orgoglioso di te stesso, figliolo?"
"Non so... il 75% del tempo?"
"Il 75% non è male..."

giovedì 15 giugno 2017

Caffè alla macchinetta

Caffé alla macchinetta. Fisso lo sguardo allo sportellino come a voler comandare il liquido nero intrappolato all'interno di scendere. Ma prima scende lo zucchero, bianco, semolato e tanto, soprattutto. Chi ha inventato questo sistema ha calcolato la pazienza media di un onesto lavoratore il lunedì mattina? Giro velocemente il cucchiaino - o meglio la paletta - per sciogliere lo zucchero sul fondo, il caffè è così bollente che potrebbe sciogliere la plastica, invece. Mentre trangugio tutto, il calore mi risveglia gli organi interni come potrebbe fare uno spillo, come per dire: "Sì, ce l'hai ancora un esofago, ricordatene ogni tanto!". Riuscirà invece la caffeina a risvegliare il cervello in stato di apatia mattiniera? Mentre aspetto la risposta guardo fuori, scontento...


Neon

Mi ritrovo a fissare le macchioline grigie dentro al marmo nero delle piastrelle del pavimento. Il gioco è di far passare il riflesso delle...